Photo credits Carmela Kia Giambrone
Immaginate un’area verde ai margini della città, poco trafficata e magari frequentata da sportivi, ciclisti e perchè no, dagli amanti delle passeggiate nel verde: ecco questo sarà certamente un luogo perfetto per scoprire l’enorme varietà vegetale dell’ambiente che ci circonda e che ci accoglie.
Ci lasceremo sorprendere così da alcune specie che, se riconosciute, potremo permetterci di raccogliere in estrema libertà per poi goderne a casa e che una volta lavate molto bene, entreranno a far parte dei nostri piatti freschi e vegetali. Di tutto questo tratta il foraging.
Che cos’è il foraging e perchè raccogliere cibo selvatico?
L’idea che tutto ciò che mangiamo derivi necessariamente da qualcosa che è stato coltivato non è per forza di cose un’idea corretta: avere il proprio orto, anche su balcone ed in città è assolutamente possibile ma in passato, raccolgiere cibo era una pratica molto usata, collaterale alle forme di coltivazione ed agricoltura. Ma che cos’è il foraging? Foraging significa raccogliere cibo selvatico, spontaneo, e negli ultimi anni, grazie alla crescente popolarità dello stile di vita più sostenibile e vicino alla decrescita, lo slowliving, il foraging ha acquisito sempre maggiore popolarità soprattutto tra le fasce di popolazione più giovanie più sensibili.
Insalata mista • Photo credits Carmela Giambrone
Naturalmente esiste un forte legame tra stili alimentari e sostenibilità ambientale: la sola attività agricola infatti è responsabile della produzione di gas serra, CO2 in primis, per circa il 33% del totale delle emissioni annuali nel mondo mentre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici determina un sempre più crescente land degradation. Ciò non significa che dobbiamo abbandonare l’agricoltura per dedicarci al semplice raccolto, ovviamente, ma ripensare magari alla favolosa ricchezza naturale, data dalle erbe autoctone e spontanee, includendola nella routine di approvvigionamento, perchè no sinergica e rispettosa dei cicli naturali.Per abbattere lospreco di cibo, in fondo, l’unica cosa che conta davvero è il rispetto e la consapevolezza del valore che il cibo rappresenta per tutti noi.
Quali specie possono rientrare nel foraging?
Foraging estivo • Photo credits Carmela Giambrone
Erba medica • Photo credits Carmela Giambrone
Fiori sotto ghiaccio • Photo credits Carmela Giambrone
Di quali specie botaniche sto parlando? semplice, delle più comuni e di quelle che molto probabilmente tutti noi vediamo costantemente un pò ovunque, come ad esempio:
- portulaca;
- ortica;
- aglio selvatico;
- malva;
- erba medica;
- sambuco;
- fichi;
- camomilla;
- luppolo;
- tarassaco;
- achillea;
- acetosella;
- fiori di robinia;
- cinorroidi di rosa canina;
- more ed i frutti rossi spontanei;
- rucola selvatica o ruchetta;
o almeno queste sono quelle che io, dove pratico foraging, trovo facilmente. A seconda di dove vi troviate le specie potranno variare e così voi sarete gli unici in grado di scegliere i soggetti della vostra pratica di foraging.
- Alfa-alfa • Photo credits Carmela Giambrone
- Tarassaco • Photo credits Carmela Giambrone
- Luppolo • Photo credits Carmela Giambrone
- more • Photo credits Carmela Giambrone
- Bacche sambuco • Photo credits Carmela Giambrone
- fiori di camomilla • Photo credits Carmela Giambrone
- Rosa canina • Photo credits Carmela Giambrone
Ovviamente il foraging è un’attività stagionale, come capirere, quindi a seconda di ciò che raccoglierete potrete decidere come conservare, magari essiccare, ricorrere al freezer, alla pellicola per alimenti di cera vegetale o perchè no, anche includerle nei vostri fervìda o conservare con lo zucchero.
Quali norme adottare per fare del buon foraging
Come sempre, qualche buona norma da seguire ci eviterà disagi successivi. Eccone alcune, naturalmente se nella vostra esperienza credete ve ne siano altre utili scrivetemele nei commenti, saranno molto utili a tutti i cercatori di cibo selvatico.
- evitate di praticare foraging a bordo strada;
- scegliete luoghi ai margini delle città, in campagna e lontano dalle coltivazioni intensive;
- accertatevi di trovarvi in campi, prati e zone verdi non private, qualcuno potrebbe non essere d’accordo nel vedervi praticare il foraging in casa propria;
- applicate sempre la regola dell’1/3: non raccogliete tutti gli inidividui ma solo 1 su 3, ossia permettete alla natura di fare il suo naturale corso senza scempi inutili;
- raccogliete quando la pianta ha abbastanza foglie così da non intaccare la sua crescita;
- raccogliete al mattino presto oppure la sera al tramonto;
- se raccogliete le parti fogliari fatelo prima della fioritura;
- se raccogliete i fiori fatelo dopo la comparsa dei boccioli e prima che si aprano;
- se non siete certi di ciò che avete di fronte non raccogliete: piuttosto fotografate la pianta ed una volta a casa, procedete al riconoscimento (moltissimi manuali permettono riconoscimenti in estrema semplicità!)
- imparate a creare una sorta di mappa per foraging: annotando le specie botaniche che sono presenti nei vari luoghi che visitate. Questo vi permetterà di tenere sotto controllo ogni luogo nelle diverse stagioni e con il passare del tempo capirete dove trovare cosa.
Ora non vi resta che avventurarvi nel meraviglioso mondo della raccolta spontanea o foraging, e scoprirete quanto la natura attorno a voi ha da affrire a chi sa osservare (e rispettare!).
Buon foraging e a presto!
Fonti:
- bbcgoodfood.com
- La dimensione culturale del cibo – Barilla Center for food nutrition
- Le piante selvatiche commestibili – i quaderni del parco vol.9 – parco Oglio nord
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