Giornata mondiale degli oceani? partiamo dal dossier coste WWF

tartaruga spiaggia

photo credits wwf.it – Dossier Coste 2022

Capita a volte che qualcuno si chieda, con sarcasmo, a cosa servano le “giornate mondiali“, addicendo all’enorme numero di esse nel nostro calendario. Riflettendo, le giornate mondiali, proprio come quella di ieri 8 giugno, dedicata agli oceani, o alla più nota giornata mondiale della Terra, hanno come obiettivo, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Cicli informativi ed azioni concrete, che messe in atto nella giornata mondiale sono utili a tutelare, preservare, migliorare le condizioni di ciò a cui la giornata è dedicata.

Nella giornata mondiale per gli oceani, il WWF, ha reso pubblico il suo dossier relativo allo stato delle coste del nostro Paese.

Risultato: 24 pagine di dati utili, oltre che di un portfolio fotografico meraviglioso, che ci permette di avere un’istantanea dello stato aggiornato a oggi, del litorale costiero italiano.

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Dossier coste WWF: tutelare significa conoscere

Il dossier coste del WWF, è suddiviso in 5 capitoli, ognuno dei quali, tratta approfonditamente e in modo divulgativo, un tema connesso al mondo del mare e dell’uomo.

  1. Il primo, riguarda gli ecosistemi costieri e le minacce a cui è sottoposto;
  2. il secondo tratta la protezione, capitolo che include le illegalità messe in atto e le specie a rischio;
  3. il terzo tratta la protezione della biodiversità;
  4. il quarto, ancor più ricco, tratta delle soluzioni naturali messe in campo per ristabilire un ecosistema sano e resiliente;
  5. infine, due pagine che trattano un piccolo vademecum utile alla difesa del mare nella sua completezza e, una vera e propria call to action rivolta alle istituzioni.

24 pagine dense di informazioni, cifre significative, azioni e consapevolezza, utili a cittadini, studenti, attivisti, giornalisti ed istituzioni e a chiunque ami il mare ed il Pianeta.

I numeri del mare in Italia

Il report WWF ci parla di numeri rilevanti: su 9300 specie appartenenti alla fauna marina, il 25% sono considerate a rischio. Ma non solo: se il valore economico delle nostre coste è indubbio, è altrettanto fuori dubbio, il valore che il mare assume nell’approvvigionamento delle risorse alimentare. La pesca, legata alle coste, fornisce il 16% dello sbarcato italiano.

La protezione delle coste ed l’assorbimento di CO2

photo credits wwf.it – Dossier Coste 2022

Per quanto riguarda la protezione delle coste, essa va di pari passo, con la tutela di fauna e flora. La Posidonia oceanica e le sue praterie, sono essenziali per contrastare il climate change:

  • attenuano la forza delle onde;
  • mitigano le mareggiate;
  • catturano i sedimenti;
  • contrastano l’erosione;
  • svolgono un ruolo fondamentale nello stoccaggio della CO2 (dall’11% al 42%).

Ciò che ne risulta, è che sono quindi estremamente preziose per il mare, le coste e in ultimo, l’uomo.

Le coste: strenuamente sotto attacco

Essendo luogo di transizione, la costa, subisce un’influenza di molti elementi, che agiscono in concerto, soprattutto dovuti alle attività umane che si svolgono in entrambi gli ecosistemi: terrestre e acquatico. Ciò significa che gli attacchi, provengono da più fronti.

photo credits wwf.it – Dossier Coste 2022

Le minacce, via terra, riguardano:

  • l’erosione, massimizzata dalle attività dell’uomo, quali l’intaccamento dei corsi d’acqua o l’abbattimento delle dune costiere: tra il 2006 ed il 2019 sono stati oltre 800 km di costa interessati dal fenomeno erosivo;
  • la cementificazione ed il consumo di suolo;
  • la pulizia meccanica delle spiagge.

Basti pensare che, il 51% dei paesaggi costieri italiani, di oltre 3000 km, sono stati trasformati in città o infrastrutture e che la pulizia meccanica delle spiagge, è causa di distruzione di nidi di tartaruga o di fratino o di rimozione di porzioni di posidonia che è invece utile alla protezione dall’erosione o è prezioso nutrimento per gli ecosistemi costieri.

Il runoff: che cos’è e da dove proviene

Ma non è tutto: un altro elemento negativo per l’ecosistema coste è il runoff.

Il runoff, altro non è che l’insieme di sostanze chimiche e particolato, proveniente da fiumi e pioggia, derivante da attività agricole, scarichi industriali e urbani.

photo credits wwf.it – Dossier Coste 2022

Il runoff provoca:

  • riduzione della limpidezza dell’acqua;
  • compromissione delle foreste algali e delle praterie di posidonia ;
  • aumento dell’eutrofizzazione;
  • inquinamento da plastica e microplastiche;

L’eutrofizzazione, ovvero la ricchezza esagerata di sostanza organica in acqua, provoca i cosiddetti bloom algali, cioè un’esplosione incontrollata di alghe, che crescendo, consumano rapidamente ossigeno e causano la morte della fauna.

Inoltre, il 4% della plastica che si disperde in mare, proviene dai fiumi, contro il 78% che proviene da attività antropiche costiere, plastica che si ripercuote sull’intera catena alimentare. Di 560 tartarughe comuni del Mediterraneo, l’80% aveva frammenti e resti di plastica nello stomaco e in filtratori, come i mitili, sono state rilevate quantità significative di microplastiche al loro interno.

Le minacce alle coste: ecco quelle che provengono dal mare

La temperatura nel nostro mare sta aumentando con una rapidità del 20% maggiore della media nel mondo. Gli effetti a cui è poi sottoposto il Mediterraneo sono molti, tra cui:

  • innalzamento del livello del mare;
  • aumento di gravità dei fenomeni atmosferici;
  • aumento di frequenza di fenomeni atmosferici estremi;

Quindi, se il potere di mitigazione che hanno le dune costiere o le praterie di posidonia viene indebolito dall’uomo, allora la tropicalizzazione, evento a cui sta tendendo il nostro mare, indebolisce irrimediabilmente anche la biodiversità, spostando gli areali della fauna autoctona in luoghi più freddi, con exploit incontrollati di specie invasive aliene.

Ma non solo, anche il turismo nautico, con ormeggi ed ancoraggi, è una delle cause di perdita di posidonia oceanica: questi infatti, arano il fondale, devastandolo.

Infine, l’overfishing: è una delle minacce più importanti della biodiversità marina. Oltre il 75% di pescato nel nostro Mediterraneo, fa parte di quel pescato che va oltre la capacità di rigenerazione dell’ecosistema, questo significa che a questo ritmo, se le cose non subiscono una modifica, ci sarà sempre meno pesce e meno ricchezza di biodiversità nel mare con effetti a cascata enormi.

La protezione dell’ecosistema costiero e le specie in pericolo

Il giudizio che proviene da questo dossier è chiaro: la salute dell’ecosistema costiero è precario e la sua tutela, pur essendo una priorità, non solo è in ritardo sugli obiettivi europei, ma anche manchevole.

  • il 33% degli habitat marini italiani si trova in stato di conservazione inadeguato;
  • il 26% è in uno stato di conservazione favorevole;
  • il 71% degli habitat dunali sono in cattivo stato di conservazione e in regressione.

Se sono 29 le aree marine protette e 2 i parchi sommersi (responsabili della tutela di circa 300 mila ettari di mare e circa 700 km di costa) queste aree sono tuttavia troppo poche e troppo piccole. Al 2019, meno del 5% delle acque italiane era protetto, e quasi assente un piano di gestione e una protezione integrale. Infine, i siti Natura 2000 marini, circa il 13% del territorio marino italiano a quanto afferma il Mite, spesso mancano di attività di gestione, monitoraggio e valutazione efficaci.

Per questi motivi, l’Italia è ancora oggi sottoposta ad una procedura di infrazione per mancata designazione dei Siti di Importanza Comunitaria, tra cui molti marini, in Zone Speciali di Conservazione i cosiddetti SIC e ZSC.

AMP – Aree marine protette: dove si concentrano i sistemi illegali

photo credits wwf.it – Dossier Coste 2022

Sembra un paradosso ma le AMP, aree marine protette, sono anche le aree maggiormente interessate da azioni illegali, complici anche l’insufficienza di controlli dovute a carenze economiche e di personale.

Si spazia dalla pesca illegale, dai datteri di mare (che solo nel 2020, sono stati interessati da sequestrati di oltre 80 kg) ai numerosi squali del nostro Mediterraneo (che delle 24 specie protette nel 2020 sono stati sequestrati oltre 700kg di squalo smeriglio) fino alla scarsa informazione dei consumatori che produce la vendita di specie protette con la messa in atto di frodi alimentari.

Cosa raccomanda l’Europa per il 2030 per la tutela dell’ambiente

Gli ambienti costieri sono essenziali per benessere delle comunità ma la loro biodiversità e integrità sono in rapido declino. La Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 sostiene che
i Paesi membri dell’UE debbano tutelare efficacemente almeno il 30% della superficie terrestre ed altrettanta di mare entro il 2030.

Per farlo, è possibile usare lo strumento di Gestione integrata della fascia costiera che anche se introdotta nel 2002 dall’Europa, non è ancora stato ratificato nel nostro Paese. Questo invece sarebbe importante, perché prevederebbe l’uso di una serie di strategie atte alla protezione e la tutela dell’ambiente costiero Marino.

La rinaturazione o nature based solution: permettere alla natura di rigenerarsi

Le NBS, definite dalla IUCN – International union for conservation of nature come “azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare gli ecosistemi naturali fornendo benessere umano e benefici per la biodiversità” sono quindi soluzioni ispirate alla natura, che servono a supportare la rigenerazione e la resilienza degli ecosistemi stessi. Gli approcci, possono essere diversi ma I benefici sono chiari:

  • miglioramento delle acque;
  • equilibrio degli ecosistemi;
  • regolazione del clima:
  • miglioramento della qualità dell’aria.

Pare cristallino quindi che in un’ottica di miglioramento e tutela, ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte: cittadini, comunicatori, attivisti e istituzioni, tutti per un bene comune, aiutare il nostro Pianeta. Chiedere a noi stessi cosa possiamo fare per il nostro mare è un obbligo morale prima che un gesto dettato dal buonsenso.

fonti:

  • WWF Mediterranean Marine Initiative -2021-“Gli effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo. Sei storie da un mare sempre più caldo”. Rome, Italy
  • Angela Barbano, ISPRA (2021). Erosione costiera in Italia
  • ISPRA (2010). Formazione e gestione delle banquettes di Posidonia oceanica sugli arenili
  • Casale, P., Freggi, D., Paduano, V., & Oliverio, M. (2016). Biases and best approaches for assessing debris ingestion in sea turtles, with a case study in the Mediterranean. Marine pollution bulletin, 110(1), 238-249
  • Kinjo, A., Mizukawa, K., Takada, H., & Inoue, K. (2019). Size-dependent elimination of ingested microplastics in the Mediterranean mussel Mytilus galloprovincialis. Marine pollution bulletin, 149, 110512
  • Plastic Busters MPAs https://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/cartella-progetti-in-corso/acque-interne-e-marino-costiere-1/plastic-busters-mpas-
  • MedECC (2019). First Climate and Environmental Change Report in the Mediterranean. ufmsecretariat. org/climate-change-report
  • FAO (2018). The State of Mediterranean and Black Sea Fisheries. General Fisheries Commission for the Mediterranean. Rome. 172 pp. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.
    wwf Italia 2020 – la biodiversità in Italia Status e minacce
  • WWF Italia (2019). Fermiamo l’inquinamento da plastica; Italia: una guida pratica per uscire dalla crisi della plastica
  • WWF Italia (2022). 2022-2030. Priorità natura Italia,la sfida del 30×30
  • Gomei M., Abdulla A., Schröder C., Yadav S., Sánchez A., Rodríguez D., Abdul Malak D. (2019). TOWARDS 2020: How Mediterranean countries are performing to protect their sea
  • WWF Italia (2018). Check-up Aree Marine Protette; Report sulla valutazione dell’efficacia di gestione tramite metodo RAPPAM.
  • Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Reparto III – Piani e Operazioni – CCNP. PROGETTO LIFE SWIPE – RICHIESTA INVIO DATI ILLECITI CONTRO LA FAUNA SELVATICA MARINA 2015/2020
  • mite.gov.it/pagina/rete-natura-2000
  • iucn.org

Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

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