Il bicarbonato di sodio e il suo impatto ambientale

bicarbonato

photo credits Carmela Kia Giambrone

Qual è la sostanza più versatile utilizzata, dalla cucina, alle cure di bellezza, sino alla pulizia della casa? il bicarbonato di sodio, naturalmente. Ma è davvero così ecologico come sembra? dopo aver sdoganato sostanze di uso comune senza alcun freno, tra cui aceto, bicarbonato e acido citrico, come sostanze ecologiche per eccellenza, oggi dobbiamo però chiederci se siano davvero così green come sembrano.

Il bicarbonato ha mille usi, è vero ma se teniamo all’ambiente, alle persone e agli animali, dobbiamo sempre chiederci se quello che scegliamo di utilizzare, abbia un impatto sostenibile accettabile non solo durante e dopo il nostro uso ma anche prima. In questo caso, la risposta, potrebbe non essere poi così scontata.

Il bicarbonato di sodio e il suo impatto sull’ambiente: il caso Rosignano

rosignano salvay
photo credits toscanachiantiambiente.it

In Italia, l’impatto del bicarbonato di sodio, ha la sua massima espressione sulla costa di Rosignano Marittimo, spiaggia bianca, quasi dal sentore caraibico, a causa, è proprio il caso di dirlo, dell’azienda Solvay, multinazionale leader nel settore plastico e produttrice proprio di carbonato e bicarbonato, presente in ben 64 Paesi nel mondo, tra cui il nostro.

La storia di Solvay in Toscana

Nel 2003 la multinazionale Solvay firmò un accordo, con gli enti territoriali toscani, dove prendeva alcuni impegni importanti, utili a impattare meno sul territorio e sulle persone:

  • ridurre gli scarichi al mare del 70% entro il 2007;
  • cessare la produzione di cloro e soda caustica mediante elettrolisi a mercurio e sostituirla con una nuova tecnologia;
  • diminuire il consumo di acqua dolce annua.

Dopo soli 5 anni però, un’Associazione ONLUS che si occupava e ancora oggi si occupa di salute nei luoghi di lavoro e sul territorio, l’associazione Medicina Democratica, denunciò la violazione di tale accordo da parte di Solvay, rilevando inoltre 4 scarichi abusivi e l’uso di una pratica per aggirare la legge che diluiva i fanghi di scarico.

Nel 2013, finalmente, dopo quattro anni di indagini, la Procura di Livorno “…accertò lo scarico illecito di fanghi da parte di Solvay nell’area delle spiagge bianche attraverso un sistema di scarichi non mappati che permettevano all’azienda di diluire sostanze come mercurio, piombo, selenio e fenoli affinché nel momento in cui questi arrivavano a valle risultavano in regola con i parametri previsti dalle normative di legge.

Sversamenti, azoto ammoniacale e inquinanti: ecco cosa significa bicarbonato

Nel corso degli anni, sono stati numerosi gli sversamenti di sostanze tossiche nel tratto di costa dove è presente Solvay. Nel 2007, a causa di un primo blackout elettrico, ci fu uno sversamento di azoto ammoniacale nelle acque fronte allo stabilimento, pari a circa 12 tonnellate in un solo giorno, quindi, un secondo blackout elettrico dieci anni dopo provocò nuovamente un ulteriore sversamento: il risultato sulla fauna e tutto l’ecosistema fu pesantissimo.

In quello stesso anno ARPAT, inserisce come sito oggetto di bonifica anche quello di Solvay, con un’estensione di oltre 220 ettari, addicendo “…presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e PCB“. Legambiente stima che in quel tratto di mare, siano state scaricate ben 500 tonnellate di mercurio, inquinante persistente e fortemente tossico.

Le contaminazioni interessano:

  • i lavoratori;
  • i pozzi di case vicine;
  • le acque superficiali del fiume Fine e del Mar Ligure.

Arsenico, mercurio, cadmio e cloruri in mare

L’European Pollutant Release and Transfer Register contiene al suo interno la dichiarazione PRTR, un documento che stila una lista degli inquinanti prodotti dagli stabilimenti presenti in territorio comunitario e nell’area di Rosignano vengono scaricati cadmio, mercurio, arsenico e derivati e cloruri. I cloruri, tipicamente, sono una storia a parte in quanto estremamente significativi dell’inefficienza del processo adottato da Solvay e dello spreco, sale e acqua, di risorse utilizzate.

Per la produzione infatti vengono richiesti sale che viene prelevato grazie a 6,5 milioni di metri cubi di acqua dolce, che poi viene sversato in mare.

A fronte di questo sconsiderato uso di acqua dolce, la Provincia di Livorno, ha tentato di fronteggiare alzando il canone ma, essendo ancora un costo irrisorio per l’azienda, non è sato sufficiente per spingere Solvay a costruire un dissalatore di acqua di mare che permetterebbe di ottenre ciò di cui hanno bisogno abbassando lo spreco di risorse che vengono sottratte alla popolazione del luogo.

Emissione di CO2 di Solvay e epidemiologia

Due dati ancor più allarmanti sono quelli che rigurdano le emissioni di anidride carbonica del polo Solvay, e le ricerche epidemiologiche nella zona.

La CO2 emessa dal polo Solvay, che include in sè anche due centrali elettriche, è al secondo posto per emissioni di CO2 nell’intera Toscana e consta di 2.200.000 tonnellate di CO2 emesse all’anno. Solo per comprendere meglio, secondo una ricerca dell’Università di Stanford, 1 “sola” tonnellata di CO2, in termini di impatto economico, ammonterebbe a circa 220 dollari. Quanti, per 2.200.000?

Infine, Rosignano Marittimo, con circa 30.800 abitanti, ha un triste primato toscano, che si evince dallo studio sulla “Mortalità per malattie cronico-degenerative in Toscana” di Marabotti, Piaggi, Scarsi, Venturini, Cecchi, Pingitore, basati sui tassi di mortalità standardizzati nel periodo 2001–2010: “In tutta la Bassa Val di Cecina si sono osservati valori significativamente elevati per i tassi standardizzati di mortalità dovuti a mesotelioma, cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, Alzheimer e altre malattie degenerative del sistema nervoso. Nel comune di Rosignano, è stato confermato un eccesso significativo di mortalità per tutte le patologie di questo gruppo

A fronte di tutto questo, naturalmente, non significa che non dovremo più utilizzarlo ma farlo con maggior consapevolezza, adottando sostanze maggiormente rispettose quando possibile.

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Carmela Kia Giambrone

Giornalista, consulente alla sostenibilità e alla comunicazione digitale

1 commento

  1. O_0 Incredibile! ma quante cose utili!!!

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